Dall'intervista a Anselmo Palini nell'Extra di Città Nuova mettiamo in evidenza il confronto tra l'opzione interventista iniziale del giovane Mazzolari e la scelta opposta del sindacalista delle "leghe bianche" Guido Miglioli
I
primi anni del Novecento sono un periodo di grandi trasformazioni sociali:
nelle campagne cremonesi iniziano a diffondersi le idee socialiste, mentre nel
contempo stanno nascendo anche le leghe bianche di Guido Miglioli (1879-1954).
Di famiglia contadina di Pozzaglio (Cremona), laureato in legge, Miglioli si
interessò presto dei problemi dei piccoli proprietari agricoli e dei
braccianti, organizzando i sindacati dei contadini cattolici, le “Leghe
bianche”. Venne eletto deputato alle elezioni del 1913. Fondò a Cremona il
quotidiano “L’Azione”. Nel 1919 aderì al Partito Popolare di don Sturzo e nello
stesso anno fu nuovamente eletto in Parlamento. Nel primo dopoguerra si batté
contro i grandi proprietari terrieri, difendendo i diritti dei piccoli proprietari
e dei contadini. Venne ben presto preso di mira dai fascisti, ma nel 1924 fu
espulso anche dal Partito Popolare che non ne condivideva gli avanzati
programmi sociali e le proposte di collaborazione con i partiti di sinistra.
Nel 1926 abbandonò l’Italia e si stabilì prima in Svizzera, poi in Francia.
Soggiornò anche in Unione Sovietica. Nel 1941 fu arrestato in Francia dai
tedeschi, che lo consegnarono alla polizia italiana. Condannato al confino, nel
1944 fu nuovamente arrestato dai fascisti legati a Roberto Farinacci e tenuto
in ostaggio fino alla Liberazione. Nel dopoguerra continuò ad occuparsi di
politica, avvicinandosi al Partito Comunista Italiano, e di problemi sindacali.
È sepolto nel cimitero di Soresina.
Un
serrato confronto ha visto contrapporsi Guido Miglioli e don Primo Mazzolari.
Miglioli aveva espresso compiutamente il proprio punto di vista nel libro Con Roma e con Mosca e in alcuni articoli pubblicati sul
quotidiano comunista milanese “Milano Sera”: Civiltà cristiana e rivoluzione d’Ottobre (“Milano-sera”, 7
novembre 1946); Il dramma del momento
(“Milano-sera”, 9 dicembre 1946); Il
dilemma di tutti noi (“Milano-sera”, 7 gennaio 1947); Siamo davanti a un mondo sconosciuto (“Milano-sera”, 29 gennaio
1947). Per Miglioli, nella rivoluzione comunista il cristianesimo può vedere
realizzate appieno le proprie aspirazioni alla giustizia sociale. Don Mazzolari
aveva risposto con tre articoli apparsi su “Democrazia”, settimanale della DC
lombarda: Lettera a Miglioli,
“Democrazia”, 24 novembre 1946; Il grande
dramma del cristiano d’oggi, “Democrazia”, 22 dicembre 1946; Il cristiano fa la rivoluzione cristiana,
“Democrazia”, 19 gennaio 1947. Tutti questi interventi di Miglioli e di
Mazzolari sono stati pubblicati nel libro Con
Cristo (La Locusta, Vicenza 1965) e riproposti in P. Mazzolari, Il coraggio del confronto e del dialogo
(a cura di P. Piazza, Dehoniane, Bologna 1979, pp. 83-138).
Per
Mazzolari il cristiano non ha bisogno per fare la rivoluzione di attingere dal
comunismo, è sufficiente il vangelo. Tra i due, dunque, vi era un acceso
confronto, ma sempre nel rispetto e nella stima reciproca. Prova ne è il fatto
che nel primo anniversario della scomparsa di Miglioli, venne chiamato a
Soresina per commemorarlo don Mazzolari, che gli era stato sempre umanamente
vicino[1].
La
concreta vicinanza al mondo contadino, ha fatto ben presto capire a don Primo
le condizioni difficili, spesso di sfruttamento, in cui vivevano i braccianti e
i salariati agricoli. Questo però non ha portato il giovane sacerdote cremonese
sulle posizioni del sindacalismo socialista, ma lo ha costretto ad approfondire
i temi della giustizia sociale, portandolo in seguito a prendere precise
posizioni pubbliche.
[1] Su Guido
Miglioli si vedano: M. Felizietti, Guido
Miglioli testimone di pace, Agrilavoro, Roma 1999 e F. Lenori (a cura di), La figura e l’opera di Guido Miglioli,
Quaderni del Centro Documentazione Cattolici Democratici, Roma 1982.
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