mercoledì 30 maggio 2018

Le ferite aperte di una memoria rimossa



Nonostante l’appello dei maggiori storici e archeologi del tempo, la dinastia Savoia impose e inaugurò nel 1911, accanto al Campidoglio, il gigantesco monumento ideato per celebrare Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Al centro di questo tempio era previsto un altare dedicato alla dea Roma. Pochi anni dopo quel posto fu occupato dai resti di un soldato rimasto senza nome durante l’eccidio della Grande Guerra (1914-18) destinato a dissolvere, in pochi anni, quattro imperi, provocando 10 milioni di morti, 21 milioni di feriti, fra i quali 8 milioni di mutilati ed invalidi e 8 milioni di prigionieri. Senza dimenticare le vittime , a decine di milioni, della pandemia della Spagnola. Una generazione mandata ad un massacro destinato ad aprire la strada all’ancor più devastante flagello della seconda guerra mondiale culminata con l’incubo atomico di Hiroshima e Nagasaki.
Tutta la ricerca storica resta avvolta dal mistero di un evento che, come afferma Christopher Clarke, ha visto re, imperatori, ministri, ambasciatori, generali agire «come un sonnambulo, apparentemente vigile ma non in grado di vedere, tormentato dagli incubi ma cieco di fronte alla realtà dell’orrore che stava per portare nel mondo». 

L’altro grande mistero riguarda la mancata ribellione di massa, ad eccezione della particolare vicenda russa, di gran parte dei 75 milioni degli uomini obbligati a partecipare a quello che la migliore letteratura ha descritto come un vero e proprio mattatoio. Molti avranno letto il capolavoro di Emilio Lussu («Un anno sull’altipiano») dove si riconosce nello sguardo del generale omicida l’occhio del malato psichiatrico. Gli episodi di fraternizzazione e ribellione alla guerra da parte dei soldati inglesi e tedeschi sul fronte delle Fiandre nel Natale del 1914, documentati anche dalla stampa dell’epoca, furono duramente repressi dai comandi militari e avvennero prima che il nostro Paese fu trascinato nel conflitto, nonostante la contrarietà di gran parte della popolazione e, in un primo momento, dello stesso parlamento, da una manovra ordita dal re Vittorio Emanuele III in combutta con il primo ministro Antonio Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino. Un vero e proprio “azzardo del 1915” come lo definisce, in un’accurata ricostruzione, Gian Enrico Rusconi senza dimenticare la pressione della grande stampa e degli industriali che sostennero la violenza degli interventisti secondo un disegno ideologico di espansione del potere autoritario ben descritto nella storia d’Italia di Benedetto Croce.  


Con le cerimonie rituali all’altare della patria e la riproposizione della retorica della canzone del 24 maggio, l’Italia dimostra di non aver fatto i conti con la storia. Lo documenta il recente affossamento in Senato di una legge approvata all’unanimità in commissione della Camera per rendere onore ai soldati italiani vittime di un sistema repressivo costituito, sottolinea lo storico Sergio Tanzarella,  da «processi farsa, tribunali speciali fino alle esecuzioni sul posto (lasciando ai comandanti totale arbitrio di vita e di morte nei confronti dei sottoposti)» senza tralasciare le «decimazioni tra i soldati fortemente volute da Cadorna (comandante supremo, ndr)per instaurare un regime di terrore nella truppa». 

La retorica sulla “vittoria” ha offuscato anche l’insabbiamento avvenuto, grazie a Mussolini, già sostenuto dalla grande industria nella sua conversione dall’internazionalismo socialista, dei risultati della Commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 1919 sulle spese di guerra che documenta i sovrapprofitti di società destinate a determinare la storia del Paese (Ansaldo, Fiat, llva, Edison, ecc.). In tale contesto bisogna inquadrare l’appello di Benedetto XV del 1917 a fermare l’inutile strage, ignorato dai Capi delle Nazioni ai quali era rivolto, mentre i credenti restarono obbligati verso l’autorità legittima e, anzi, incitati all’azione in battaglia come atto di devozione al Sacro Cuore, come invitava a fare il francescano Agostino Gemelli, capitano medico del Comando supremo italiano. 

 
5 gennaio 1917 solenne consacrazione dell’esercito italiano al Sacro cuore di Gesù
Solo con le lettere di Lorenzo Milani ai cappellani militari è emersa pubblicamente la necessità di una coscienza personale capace di ribellarsi alla menzogna della guerra. 

Una lezione rimossa ma ribadita da papa Francesco quando nel 2014, visitando il sacrario dei 100 mila morti  a Redipuglia (Pn), ha lanciato un grido contro la “logica di Caino” facendo presente che ancora oggi esistono poteri e interessi che costruiscono e legittimano nuovi mattatoi. 

Abbiamo ancora pochi mesi per arrivare al 4 novembre 2018 con un giudizio storico maturo che apre gli occhi sul presente. Cerchiamo di essere pronti. 


  

Una proposta a Camaldoli nel luglio 2018

Ripudio della guerra e disobbedienza civile a 100 anni dalla "vittoria" del 1918

Laboratorio a cura del gruppo di riflessione e azione Economia disarmata del Movimento dei Focolari in Italia

Tre giorni di dialogo e approfondimento presso il monastero di Camaldoli (Arezzo) da venerdì 27 a domenica 29 luglio 2018

 Premessa
A cento anni dalla frattura epocale della Grande Guerra (1914-1918), primo eccidio industriale di massa, l'umanità assiste ad una crescita costante delle spese in armamenti. L'instabilità mondiale, dalla scarsità delle risorse al fenomeno delle migrazioni, sposta le frontiere oltre i confini tradizionali degli stati alimentando la "terza guerra mondiale a pezzi" evocata da papa Francesco. Chi ricerca ancora la pace secondo giustizia, non può ignorare il decisivo ruolo esercitato dalle industrie delle armi. Dal monito del presidente statunitense Eisenhower nel 1961 all'export italiano dei nostri giorni.

Testo di riferimento
Dossier Disarmo Città Nuova 2017

Ratio della tre giorni
Uno spazio di dialogo e approfondimento con alcuni degli interlocutori e compagni di viaggio incontrati nel percorso intrapreso, come Focolari in Italia, sulla questione della guerra e della pace. Con particolare attenzione alla questione dei dilemmi della nonviolenza attiva e il confronto con i poteri economici che determinano le scelte decisive in campo politico.  

Non basta il riarmo e neppure il disarmo
per rimuovere il pericolo della guerra:
occorre rimuovere lo spirito di aggressione e
sfruttamento ed egemonia, dal quale la guerra viene:
occorre ricostruire una coscienza.
Igino Giordani (1894-1980)


Venerdì 27 luglio 2018
Ore 11-13
Il ripudio della guerra oggi e la “vittoria “del 1918
Dialogo con Renato Sacco, coordinatore Pax Christi Italia

Pranzo

Ore 15.30- 19.30
La lezione di Primo Mazzolari
Letture e dialogo con Anselmo Palini, insegnante e saggista

Utopia della guerra e realismo della pace
Dialogo con Maurizio Certini Centro Giorgio La Pira, Massimo Toschi, storico, Silvio Minnetti, presidente Mppu Italia  

 Cena

Ore 21-23.30
Rassegna filmografica

Sabato 28 luglio 2018

Ore 9.30-13.00

Camminata nella foresta casentinese con letture e testimonianze di 
Alfio Nicotra Un Ponte per...
Laila Simoncelli Comunità Papa Giovanni XXIII

Pranzo al sacco

Ore 17-20
Cento anni dalla inutile strage
Approfondimento con lo storico Giorgio Giannini
Presidente Centro studi difesa civile

“Anche se tutti, io no”, diritto di resistenza e guerre umanitarie
Dialogo sulla nonviolenza attiva con Mao Valpiana, Movimento nonviolento, e Nicoletta Dentico, Banca Etica

Cena

Domenica 29 luglio 2018
Ore 9.30-13.00
Il peso del complesso militare industriale e la riconversione possibile
Dialogo con Gianni Alioti, responsabile ufficio internazionale Fim Cisl, e Raul Caruso, docente di politica economica presso Università Cattolica di Milano

Pranzo

Ore 15 -17
Bilancio del percorso e prospettive operative






Fonti di riferimento
Facebook pagina Economia disarmata  
Trattandosi di un percorso di approfondimento e dialogo, e non di una serie di conferenze, si consiglia la partecipazione all’intero periodo del laboratorio
Note logistiche
Costo pensione completa, comprensive spese organizzative, dal pranzo del 27 luglio a quello del 29 luglio: 150,00 euro
Termine iscrizione: lunedì 25 giugno 2018, con acconto 50 euro.  
 da versare su C/C intestato a PAMOM
IBAN: IT58C0501803200000012433637
causale: “Partecipazione laboratorio Camaldoli”
Per chi si muove in treno è previsto un servizio di trasporto in macchina dalla stazione ferroviaria di Arezzo
Info e iscrizioni: economia.disarmata@gmail.com
3280531322 - 3358158244